Quattro chiacchiere con Ada Capobianco

Ada Capobianco è scrittrice, nonché curatrice di collana per Delos Digital. Ho avuto il piacere di conoscerla con la pubblicazione di “Liam: experiment 01” e “Nora: experiment 02” e tra noi è nato un rapporto che va oltre la sfera professionale. Insieme, abbiamo fatto quattro chiacchiere sul mondo di “Amore Esistente”…

Benvenuta, Daniela.
Sono usciti recentemente per Delos Digital due tuoi romanzi sci-fi romance. Ci vuoi raccontare come è nata la serie Amore Esistente?

Grazie per avermi dato l’opportunità di parlare di questa serie. L’idea di Amore Esistente è nata da una riflessione sul sentimento di attrazione verso gli oggetti inanimati antropomorfi, la cosiddetta “agalmatofilia” che io, da amante dell’arte, non posso che comprendere.
Pensiamo ad esempio alle sculture di Prassitele – corpi perfetti, armoniosi, sensuali e colorati – e a che faccia avranno fatto gli antichi greci quando se le sono ritrovate davanti. Ideale e carnale impastati insieme con la forza di cento Cannavacciuolo. Hai voglia a dire “Mi raccomando, guardare ma non toccare!” Le fantasie si saranno sprecate. Poi arriva la notizia del locale con sex dolls a Torino. “È agalmatofilia anche quella” mi dico. Allora vado oltre, cercando di ripescare la poesia nella perversione. Penso alla figura dell’androide, una sorta di Galatea in chiave futuristica che, nella sua raffinatezza tecnologica, è una forma d’arte seducente e perturbante tanto quanto un’opera di Prassitele, di Fidia o di Canova. Così ho cominciato a rimuginarci su, ho steso una prima bozza quasi per gioco e da lì si sono susseguite non so quante revisioni, fino ad arrivare al primo volume e poi al secondo della serie.

C’è una forte componente artistica nei libri. Come mai e da dove viene questa passione?

Il disegno è stata la mia prima forma di linguaggio. Quando ero piccola ogni angolo intonso della casa era una provocazione al mio estro creativo. Il mio mondo ideale era un pianeta scarabocchiato, da me. Intraprendere un percorso di studi in ambito artistico, a dispetto delle ansie e dei dubbi di genitori e insegnanti, è stata l’unica opzione possibile. Il bagaglio d’arte che ho accumulato da allora, un po’ per dipendenza e un po’ per professione, fa parte di me ed esplode come un carico di tritolo se non gli concedo spazio nelle storie che scrivo. Per par condicio devo aggiungere che il mio intento è sempre stato quello di conferire la stessa credibilità anche alla parte tecnologica del romanzo, quella che la mia passione per la fantascienza non poteva compensare. Quindi, oltre che documentarmi, mi sono rivolta a persone che potessero fornirmi risposte in ambito scientifico e tecnologico. Per quanto se ne dica, la scrittura non è mai un’attività del tutto solitaria.

Il tema robot e sentimento è già stato utilizzato in racconti, film e serie TV. Perché un lettore o una lettrice dovrebbe leggere Amore Esistente?

Penso che a fare la differenza sia il modo in cui il tema viene trattato, e il lavoro fatto dall’autore per rendere quel contenuto unico e personale, attraverso il taglio che infonde alla narrazione. L’impronta che ho voluto dare ad Amore Esistente è intimistica e lascia largo spazio alle sensazioni e alla progressione dei sentimenti. I bioumanoidi di cui parlo sono sperimentali, ma i veri esperimenti sono gli umani che li accolgono, alle prese con le loro emozioni “autentiche”. Ho fatto il possibile affinché l’ambientazione futuristica fosse accessibile anche alle persone che non masticano fantascienza tutti i giorni, e non negativa. Il futuro di cui parlo – relativamente vicino, visto che si tratta del 2087 – mostra una realtà tutt’altro che tecnofobica. Non ci sono macchine che si rivoltano, ma rapporti complessi con androidi capaci di provare emozioni che vanno al di là dell’odio e della logica votata alla sopravvivenza del migliore.

Cosa pensi delle donne nella fantascienza? Sia come scrittrici sia come personaggi, eroine.

La scrittura al femminile apre le porte della percezione con un tocco e una prospettiva diversi. Resta il fatto che la capacità di scrittura non ha sesso né genere, esistono romanzi che piacciono e altri no. Detto questo, le fantascientiste sono molto più numerose di quanto si pensi, e le autrici di fantascienza cominciano a essere più notate che in passato, quando dovevano usare pseudonimi maschili, come è successo a Roberta Rambelli, una delle mie scrittrici italiane di fantascienza preferite insieme a Clelia Farris e Franci Conforti.

Per quanto riguarda eroi ed eroine mi piacciono moltissimo gli spin-off di approfondimento sui personaggi – come WandaVision per dirne uno – dove si rivelano i trascorsi e la psicologia del protagonista fino a mostrare i momenti di trasformazione. Rimango sempre colpita dagli eroi che mostrano il loro lato più vulnerabile. Liam e Nora stessi non sono cyborg superpotenziati ma creature fragili, almeno inizialmente, esposte a un mondo tutto nuovo e con un destino incerto.

Sei una delle poche in Italia a scrivere sci-fi romance. Secondo te perché? Credi sia un genere poco appetibile o per pochi?

Sembra che accostare la fantascienza al romanticismo sia come indossare la calzamaglia sotto i pantaloncini: non s’ha da fare! Quindi ci ostiniamo a dividere i due mondi con una doppia linea rossa: da una parte la fantascienza, che la leggenda vuole legata al lato maschile, tecnico e cerebrale e dall’altra il romance, una lettura per donne, sdolcinata e di scarso contenuto. E guai a rischiare il contagio… Innamorarsi è una roba banale e la fantascienza è un argomento serio e complesso, punto.
E vabbè, ma a continuare così non ci perdiamo qualcosa? Forse non solo come lettori, ma anche come persone?
Io credo di sì, e sono convinta che prima o poi questo stereotipo verrà smarcato. In quel frangente mi piacerebbe pensare che anch’io, nel mio piccolo, ho dato il mio contributo.

Chi è il tuo lettore ideale per Amore Esistente? Hai pensato a scrivere per il lettore o per te stessa?

Il desiderio più grande è riuscire a toccare le corde del lettore. Realizzazione personale, malattia e male di vivere sono alcuni dei temi che vengono trattati in Amore Esistente insieme all’amore, all’arte e alla scommessa sul futuro. Penso che i miei romanzi attirino persone curiose, che non si lasciano intimidire dal genere. A quanto ho potuto capire chi supera la diffidenza iniziale poi trova la lettura quantomeno intrigante.
Chi scrive risponde a un’esigenza personale. Io do voce a storie che scaturiscono dal mio mondo interiore e non riuscirei a pianificare una narrazione per accondiscendere le preferenze del mercato.
È ovvio, però, che dedicarsi alla stesura di un romanzo è diverso dal tenere un diario privato: hai dei potenziali lettori da coinvolgere e per raccontare una storia esistono infiniti modi.
Uno dei miei crucci più grandi è riuscire a restituire attraverso la scrittura la forza di ciò che sento. Capita che le frasi mi girino nella testa anche mentre faccio la spesa. Alla fine la formula che mi soddisfa salta fuori, ma poi al supermercato mi tocca tornarci…

Sei anche illustratrice oltre che scrittrice. Sono nati prima le illustrazioni o la storia?

In verità nascono prima i personaggi. Nel mio caso l’Idea Prima cresce intorno alle loro prerogative: alle questioni irrisolte, ai pregi e ai difetti, ai desideri e alle paure. Le sequenze mi si parano davanti agli occhi come fotogrammi pregni di sensazioni che, finito il romanzo, concretizzo in illustrazioni da inserire tra le pagine delle pubblicazioni. In fondo a “Liam: experiment 01” ci sono i disegni, le annotazioni, i ripensamenti che il suo creatore, il professor Martin Bishop, ha appuntato sul suo taccuino segreto. In “Nora: experiment 02” le tavole a matita raffigurano alcune scene della storia e danno un’idea visiva di situazioni e personaggi.

Nei tuoi libri c’è poca azione, pochi stravolgimenti. I colpi di scena sono dati dalle emozioni, non dai fatti accaduti. Pensi che questo cozzi con la fantascienza a cui siamo abituati a pensare, con tanta azione e pochi dialoghi?

Si potrebbe dire che il mio tipo di storia è “controtendenza”. La sfida è proprio quella di riuscire a trasferire con le parole l’avventura interiore in modo da renderla immersiva e avvincente quanto un’impresa vissuta nel mondo reale.
Le emozioni sono il mio pane. Il mondo dell’arte è fatto di sensazioni vissute nei pochi centimetri che ti separano dal dipinto, dal palco, dallo schermo e anzi, spesso la performance artistica ti cattura annullando qualsiasi distanza. Se un telepate potesse percepire gli scenari che si spalancano nella mia testa in quei momenti, dopo qualche minuto sentirebbe il bisogno di sedersi.
Certo, una lettura piatta non piace a nessuno. Ma i momenti di tensione, le risoluzioni, le sconfitte e le vittorie sono presenti anche in Amore Esistente, con la differenza che il ritmo della narrazione viene scandito dalle svolte interiori invece che dagli avvenimenti esterni.

Raccontaci di Liam e di Nora. A chi ti sei ispirata per i tuoi personaggi?

Liam e Nora sono gli esistenti, i bioumanoidi sperimentali creati per interagire emotivamente con gli umani. Nella mia testa si sono caratterizzati un frammento alla volta, unendo echi di persone che ho conosciuto e dettagli di personaggi letti nei libri o visti sullo schermo.
Liam si dimostra da subito ricettivo, curioso, delicato nel suo approccio con la realtà.
Nora sviluppa un atteggiamento più risoluto, ostinato e premuroso. Liam e Nora, così come la loro interazione con i due umani a loro assegnati, sono i due “experiment”.
Volendo trovare una prima fonte d’ispirazione per la loro personalità in divenire, potrei indicare la tenacia di Jane Eyre per Nora, e ricondurre la dolcezza di Liam al “Lester rexoniano” del racconto di Philip K. Dick “Umano è”.

Stai già pensando al terzo romanzo?

Sì! L’ultimo “experiment” prima di un finale che vedrà coinvolti tutti gli esistenti. Chissà…